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S. Agata, Arzignano e la liberazione dagli Ungari

Il 5 febbraio, il calendario cristiano celebra S. Agata, che morì martire nel 251 durante le persecuzioni dell’imperatore Decio.

Ad Arzignano, cittadina veneta in provincia di Vicenza, la celebrazione di S. Agata si lega anche indissolubilmente alla liberazione da un lungo assedio, quello degli Ungari, che aveva visto il territorio (come molti altri flagellati dal passaggio di questo popolo)

devastato da saccheggi e violenze.

Se gli Ungari decisero di interrompere l’accerchiamento proprio il giorno 5 di febbraio, forse per stanchezza, di certo gli arzignanesi pensarono che fossero finalmente state ascoltate le loro preghiere e che proprio S. Agata, morta dopo molte sofferenze nella stessa data, avesse concesso tale grazia. Da qui il voto solenne di renderle omaggio ogni anno, in quel giorno.

Nel volume di prossima uscita per Edizioni Saecula, intitolato Arzignano medievale. La vita della comunità dalle pergamene comunali quattrocentesche, l’autore Federico Baldisserotto ci mostra come già dalla fine del XV sec. gli Statuti Arzignanesi riportavano la celebrazione di questa festa.

Decano, ufficiali comunali, sacerdoti e capifamiglia attraversavano in processione il territorio comunale facendo visita ad alcune chiese del territorio.
Le fonti non specificano il percorso esatto della processione, ma conosciamo i luoghi di culto interessati: la pieve di S. Maria,
all’interno delle mura castellane, la chiesa di S. Matteo in prossimità delle rovine del vecchio castello, la chiesa di S. Maria delle
Grazie, la chiesa di Ognissanti nella contrada del Piano, la chiesa di S. Pietro annessa al convento degli Agostiniani Eremitani e la
chiesa dei SS. Agata e Antonio Abate, collocata nella contrada di Tezze.
La mancata partecipazione dei capifamiglia alla processione era sanzionata con una pena pecuniaria che, come testimonia il libro dei conti, poteva essere condonata in caso di giusta causa.

Ancora oggi, in occasione della ricorrenza, viene effettuata una processione votiva, che ripercorre il medesimo tragitto dalla rocca scaligera di Castello alla frazione di Tezze.

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