Quest’anno, nel Giorno nazionale dei Sami, che cade il 6 febbraio, vogliamo ricordare alcuni eventi che nel 2022 hanno segnato il progresso nel campo dei diritti della popolazione indigena del nord Europa.
I Sami sono un popolo che vive a prescindere dai confini di Stato (essendo diviso tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia), ha un proprio Parlamento, scuole bilingue, università, radio locali e solide istituzioni, nonostante nel passato e per lungo tempo abbia sofferto discriminazioni, repressioni e violenze. Nella primavera del 2022, infatti, sono stati nominati i membri della prima Commissione della Verità, creata in Svezia per investigare i crimini commessi contro i Sami e per facilitare la riconciliazione tra il popolo svedese e quello sami. Il report finale sarà presentato il 1° dicembre 2025.
“È giunto il momento di portare alla luce la storia e la realtà del popolo sami. La Commissione per la Verità ha davanti a sé un lavoro considerevole e vitale nelle indagini sugli abusi di Stato nei confronti dei Sami”, afferma Marie Persson Njajta, membro della Commissione.
In Finlandia, invece, la Corte Amministrativa Suprema ha assolto alcuni pescatori sami che nel 2017 sono stati scoperti a pescare senza licenza – la quale per legge si deve ottenere dall’impresa statale Mtsahallitus che ha favorito, in diverse occasioni, la vendita online dei permessi ai turisti per brevi periodi, compromettendo le attività tradizionali dei pescatori sami.
Gli indigeni però non dovrebbero aver bisogno di acquistare un permesso speciale per pescare nei fiumi settentrionali presenti nel territorio ancestrale chiamato Sápmi, perché i loro diritti culturali sono sanciti dalla costituzione finlandese e riconosciuti nei trattati internazionali. Le accuse sono quindi state respinte.
Un altro importante avvenimento viene marcato da un’interessante iniziativa che ha come obbiettivo la salvaguardia della lingua materna. Il Sami Council, un’organizzazione fondata nel 1956 che si occupa delle politiche dei nativi, ha partecipato a un progetto pluriennale – avviato nel 2019 e finanziato dal programma europeo Erasmus+ – per sviluppare l’app IndyLan, utile all’apprendimento di alcune lingue a rischio d’estinzione in Europa. Attraverso quest’applicazione, scaricabile gratuitamente sia da AppStore che da GooglePlay, permette a chi parla inglese, spagnolo, norvegese, svedese e finlandese d’imparare il sami settentrionale, il gaelico, lo scozzese della Cornovaglia, il basco e il galiziano.
“Crediamo che l’app sia un ottimo strumento per coloro che vogliono imparare la lingua sami” afferma Áile Jávo, segretario generale del Sami Council “sia a un livello avanzato, con lo scopo di utilizzare questo idioma nella vita di tutti i giorni, o basico imparando a dire semplici parole come Buongiorno”.
I Sami non sono l’unico popolo la cui terra ancestrale è divisa tra vari Stati. Ad esempio in America Latina i Mapuche vivono nel Wallmapu separato dalla linea di confine tra Cile e Argentina, mentre in Africa il popolo Amazigh (erroneamente chiamato berbero) si è ritrovato frammentato in molteplici Paesi quali Marocco, Sahara Occidentale, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger. Anche in Medio Oriente possiamo trovare un caso similare per ciò che concerne il Kurdistan, frammentato in quattro Nazioni: Turchia, Iran, Iraq e Syria. La lista potrebbe continuare, perché spesso quello che accomuna i popoli nativi è la lotta per il riconoscimento dei propri diritti come soggetti politici, la difesa della terra ancestrale, la valorizzazione della cultura e dei propri saperi, in un clima talvolta di soppressione e crudeltà.
(Eleonora Nascimben)